Acqua viva
- Paola Maffia
- 15 giu 2023
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 13 gen
Faceva molto caldo a quell`ora, sotto il sole cocente, e nessuno, a Sichar, sarebbe stato così folle da dirigersi al pozzo proprio in quel momento. Lei, però, non aveva scelta. Camminava a passo lento, melanconica e pensierosa; il peso della sua vergogna si faceva ogni giorno più insostenibile. Andare a prendere l` acqua alla sesta ora era l` unico modo per non incontrare nessuno. Gli occhi sprezzanti della gente diventavano lance dirette al cuore. Per non parlare dei sorrisi di scherno, dei loro silenzi accusatori o di quegli ipocriti sguardi di finta comprensione, mista a pietà, che la facevano sentire ancora più diversa e inadeguata.
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Victoria non era più la stessa da quando Edward, suo marito, l’aveva lasciata di punto in bianco per rifarsi una vita nuova con la collega più giovane. La sua esistenza era diventata più difficile: sua madre gliene faceva una colpa, gli amici e i parenti, nonostante qualche frase di circostanza, sembravano indifferenti al suo dolore, e i suoi fratelli di chiesa, contrariamente alle aspettative, non avevano perso occasione per farla sentire sbagliata. “La donna di Proverbi 31 non sarebbe mai stata lasciata dal marito” le aveva detto Carol, che, nonostante la sua veneranda età, non si era mai sposata e sfogava la sua amarezza criticando e umiliando apertamente ogni ragazza la cui gonna non arrivasse almeno al polpaccio. Victoria, a quelle parole, sentì un dolore al petto. Avrebbe voluto replicare alla coltellata che le era appena stata inferta, ma un nodo in gola glielo impedì. Forse, se fosse riuscita a dare ad Edward un figlio, lui non l’avrebbe mai abbandonata, e quel pensiero fece crescere dentro di lei un rancore mai provato contro il Dio in cui aveva sempre creduto.
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Quando quel giudeo dagli occhi buoni e intensi le chiese da bere, la donna non poté nascondere il suo stupore; non le sembrava un pazzo e nemmeno un uomo pericoloso ; anzi, la Sua presenza la faceva sentire al sicuro. Furono le Sue parole, però, a toccarla nel profondo, e quando le disse di poterle dare dell` acqua in grado di dissetarla per sempre, lei capì che non mentiva. La chiamò “Acqua viva” e lo fece con una voce profonda, un sussurro che lei poteva sentire dentro, tanto da confonderlo col suo stesso respiro.
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Era trascorso qualche tempo da quando Edward se ne era andato e Victoria aveva abbandonato la sua vita di prima: aveva lasciato la chiesa, aveva trovato un nuovo lavoro e, infine, aveva iniziato a frequentare nuovi amici. “Mi darò alla pazza gioia”, si era ripromessa subito dopo aver firmato le carte del divorzio, inconsapevole che quella nuova vita non l’avrebbe affatto appagata. Dopo una notte di bagordi, stesa sul letto del suo nuovo appartamento, Victoria non riusciva a prendere sonno: la sua mente le faceva brutti scherzi e le riproponeva continuamente delle parole mai sentite prima :“Venite, torniamo al Signore, perché Egli ha strappato, ma ci guarirà; ha percosso ma ci fascerà”. Si trattava di parole che le entravano dentro come mai in precedenza, che la perforavano nel profondo, non per ferirla, come le parole di Carol avevano fatto più volte, ma, al contrario, per guarirla e consolarla. Sentiva dentro di sé una nuova fonte di vita, come acqua fresca di sorgente, ripeterle, ancora e ancora, lo stesso pensiero: “Venite, torniamo al Signore, perché Egli ha strappato, ma ci guarirà; ha percosso ma ci fascerà”.
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Chi era costui? La sua sola presenza era un balsamo consolatore per lei, che da troppo tempo era assetata di amore, di rispetto e, forse, anche di riscatto. Era forse un profeta? Probabilmente sì, considerato che sembrava saper tutto di lei, pur essendo uno straniero. Conosceva il suo dolore, l’umiliazione di essere stata ripudiata per ben cinque volte, e percepiva il suo senso di colpa per il fatto di vivere con un uomo che non l’avrebbe mai maritata. Chi era costui, l’unico capace di leggerle dentro senza condannarla?
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“E’ il Signore che ti sta richiamando a sé. Quelle parole che ti ronzano in testa da ieri si trovano nel libro di Osea” le disse Sonia, l’unica amica cristiana che era rimasta tale negli anni e con cui, spesso, faceva colazione al bar del centro, prima di recarsi al lavoro. Sonia aveva frequentato la sua stessa chiesa per anni, poi, per ragioni che non le aveva mai confidato, aveva deciso di cambiare comunità, dove si trovava molto bene. L’aveva invitata più volte a frequentare la sua chiesa: ”Ti piaceranno, Victoria, e ti accoglieranno bene. Sono molto fedeli alla Parola di Dio e ti faranno sentire una di loro, sin da subito”, aveva insistito l’amica, ma lei non ne voleva nemmeno sentir parlare. “Come fai a sapere che sono parole tratte dal libro di Osea?” chiese Victoria “ In chiesa non avevamo mai letto nulla di questo Osea. Comunque non credo sia la voce del Signore: Lui mi ha abbandonata da tempo, come ha fatto Edward. Secondo me ho bevuto troppi cocktail alla festa, deve essere quello”. L’amica le toccò dolcemente la mano, la guardò con tenerezza e replicò: “Da quando ho cambiato chiesa dedico molto più tempo allo studio della Parola, sia da sola che insieme ai fratelli. É una chiesa molto più radicata nelle Scritture di quella che frequentavamo prima. Fidati: quello che hai in testa da ieri è un versetto del libro di Osea, non sono i tuoi cocktail che, per inciso, ti consiglierei di abbandonare!”
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“Dammi di quest’acqua affinché io non abbia più sete e non venga più ad attingere” gli disse. Si fidava di Lui e continuò a farlo anche dopo che l’uomo le rivelò essere il Messia, chiamato Cristo, che tutti stavano aspettando. All’ arrivo di altri giudei, che probabilmente stavano attraversando la Samaria con Lui, la donna se ne andò, ma qualcosa dentro di sé era cambiato. Quell’uomo l’aveva in qualche modo liberata dalla paura e dalla vergogna, e le aveva ridato la dignità che lei credeva perduta per sempre. Ritornò in città in preda all’ entusiasmo e iniziò a raccontare a tutti i dettagli di questo incontro: “Non sarà forse Lui il Cristo?”
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La tentazione di poter smentire Sonia si faceva sempre più forte e, quella stessa sera, Victoria decise di riprendere in mano la sua Bibbia impolverata e aprire il libro del profeta in questione. Mentre leggeva, provò di nuovo la sensazione della notte precedente. La sensazione di una spada che trafigge il cuore per infondere vita e non dolore.
“Perciò, ecco, io l’attrarrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore … Quel giorno avverrà, che tu mi chiamerai marito mio e non mi chiamerai più mio Baal”.
Scoppiò in un pianto dirotto che non riusciva a trattenere, le lacrime scendevano copiose e le rigavano il viso; lacrime di conforto, lacrime di gioia, lacrime di vita. Divorò il libro di Osea fra i singhiozzi e capì, per la prima volta, cosa intendesse Sonia quando le diceva che la Bibbia era Parola vivente.
Aveva perduto colui che credeva essere l’amore della sua vita: un omuncolo che l’aveva usata e abbandonata come uno straccio sporco, ma ora aveva ritrovato un amore ben più grande, un amore che non l’avrebbe mai lasciata e che l’avrebbe accompagnata per sempre. Un amore che, come acqua viva, inesauribile, non le avrebbe mai più fatto sentir sete
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Quella notte non riusciva a prendere sonno dalla felicità. Ripercorreva col pensiero ogni attimo dell’incontro straordinario della giornata. Persino gli abitanti della città, che da sempre la disprezzavano, avevano osato ascoltarla e avevano voluto incontrare quell’uomo che diceva essere il Messia. Ad un certo punto sussultò: quel giorno, al pozzo, nella fretta non si era ricordata di riprendersi il secchio e lo aveva lasciato là. Che sbadata! Poi, rigirandosi nel letto, decise di non farsene più cruccio: “Che importa?” disse fra sé e sé: “Tanto ormai ho trovato di meglio: ho ricevuto l’acqua viva, un’acqua che non si esaurirà mai”. E con una pace nel cuore mai provata prima, si addormentò. Da quel momento in poi non avrebbe mai più avuto sete. Paola Maffia
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